L'amico del mostro (El amigo del monstruo) (2009) by Ana María Hart

L'amico del mostro (El amigo del monstruo) (2009) by Ana María Hart

autore:Ana María Hart [Hart, Ana María]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Mostro di Firenze
editore: TreeP, Inc.


Capitolo 8

Ruth e il suo nuovo compagno approfittando di un periodo di vacanze, erano venuti dalla Spagna per passare qualche giornata sulla spiaggia sud di Viareggio.

Come se li trovò di fronte fu pervaso da una rabbia incontrollabile, ma la represse come d’incanto quando lei gli si avvicinò per dargli un bacio sulla guancia.

Era inutile ingannarsi, sentir le sue labbra sulle proprie guance gli ricordò come era il dolce contatto di lei, avrebbe voluto ammazzarla seduta stante, ma non poté, il suo cuore ancora sanguinante gli diceva che l’amava.

“So che non mi sono comportata bene con te, scusami, ma non ce la facevo più!”

– Le disse ancora prima che lui proferisse parola –

“Per lo meno finalmente qualcosa mi dici, però non mi basta!

Io so che fu tutto calcolato da te!”

– ribadì con forza –

“Non è come tu pensi!”

– disse lei abbassando i suoi occhi al pavimento –

“E che dovrei pensare? Da quanto tempo mi tenevi nascosto che avevi contatti con lui!

Tu l’hai fatto venire da Winterthur!

“Che sei tornata a fare?”

“A prendere tutte le mie cose, nella fretta le lasciai qui quasi tutte!”

“E se non fossi tornato a casa così presto, avresti fatto tutto di nascosto come una ladra!”

“Beh… sì, avevo le chiavi!”

“Dammele… ora non ti serviranno più!”

“A chi non serviranno più sarà a te!”

– rispose di riflesso Ruth –

“Ora lavoro, posso mantenermi, nessuno mi obbliga a fare ciò che non posso!”

Ruth abbozzò il suo solito sorriso ambiguo e prendendo per mano il suo nuovo amante, lasciò di nuovo quella casa e quell’uomo che fu il suo compagno e se ne andò senza una parola di più e senza voltarsi indietro.

Giacomo restò come inebetito osservando la macchina che si allontanava con l’oggetto del suo tormento.

Gli era costato moltissimo calmare il suo dolore, i suoi sentimenti ora erano confusi di nuovo, ora quello che più provava era un gran risentimento, un disprezzo feroce verso di lei, verso la donna.

La rabbia crescente gli offuscava la mente, avrebbe dovuto punirne quella insensibilità.

Non poteva restare in quella casa, tutto gli parlava di lei, sali al primo piano, la tenda rossa ancora stava li montata come a ricordargli, come quella di Umberto Nobile, un rifugio fatuo, la morte dopo il sogno.

Si sentiva impazzire, la solitudine emanata da quelle vecchie e scure pareti, improvvisamente, opprimendolo, sembravano volergli crollare addosso, così in preda a un raptus di feroce rabbia prese allora la pistola e usci di fretta.

Fu tutto così automatico, neanche lui sapeva che faceva, una arcana forza lo portò a dirigersi verso Pisa, voleva perdersi per un tempo tra le viuzze di campagna del Pisano, ma poco a poco, come se avesse la sua testa dentro un cespuglio di pruni, senza accorgersi di essersi ulteriormente allontanato, si ritrovò verso Lastra a Signa.

Aveva vagato senza meta per molte ore senza neanche rendersi conto di dove si trovasse, il sole era già tramontato da un pezzo, all’improvviso vide un bar nella piazza centrale di un paesino, aveva sete e si fermò.

Quasi si scontra con una coppia che allegramente usciva dal bar per sedersi nella terrazzina di fronte.



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